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Un'oasi di onestà

di Alessandro Robecchi - il manifesto
Il paese ha bisogno di una ripresa etica, di un recupero morale, di cose pulite. Forse è per questo che comincia il campionato di calcio: finalmente qualcosa di incontaminato, puro e cirstallino, un'oasi di limpidezza ed onestà presieduta da Adriano Galliani. Intanto, si comincia con un duro colpo al conflitto di interessi: l'arbitro Collina non potrà arbitrare in serie A perché il suo sponsor sponsorizza anche il Milan. È anche una questione di immagine: non è carino che l'arbitro e una squadra che magari gli tocca di arbitrare abbiano la stessa maglia: sarebbe come far arbitrare le opa di Fiorani ad Antonio Fazio, che assurdità. Dunque, una buona notizia: è la prima volta in anni e anni e anni di vita pubblica italiana che si risolve un conflitto di interessi. Ma siccome siamo riformisti e non rivoluzionari (che si fa peccato e si diventa sordi), si faccia per benino una cosa alla volta: gli altri conflitti di interessi possono attendere.

Galliani con un piede nel Milan, uno in Mediaset e uno in Lega Calcio resterà ben saldo al suo posto, del resto un uomo con tre piedi è di buon auspicio per il mondo delle pedate. È anzi una lezione che si potrebbe applicare all'Italia intera: se quello che vende (Galliani, per la Lega) è lo stesso che compra (Galliani, per Mediaset), vedete che si litiga un po' meno, e la grande riconciliazione nazionale è alle viste.

A differenza del paese che è rissoso, petulante, polemico, il mondo del calcio si mostra invece capace di una serafica e pacifica ragionevolezza. Se si eccettuano i casi di guerriglia urbana a Genova, a Torino, a Messina con blocco dei traghetti, più qualche altra rissa, scontro, lancio di sassi, ricoveri al pronto soccorso, cortei rumorosi e teste rotte, tutto procede benissimo. Un po' per non intasare i palinsesti di Mediaset e un po' per far capire a tutti che - regnante Silvio - la Rai è retrocessa, la serie B si giocherà di sabato. Però salta gran parte della prima giornata, perché i sindaci di alcune città si sono intignati e non concedono agibilità agli stadi (che sarebbero però miracolosamente agibili se fosse domenica). Non è un problema, davanti al macchinone del calcio finalmente messo in moto, anche quei primi cittadini che non ci stanno finiranno per starci, per forza: è una questione di principio e dunque passarci sopra sembrerà inevitabile e indolore.

Anche il capitalismo italiano (scusate la battuta) ha molto da imparare dal cristallino ed onestissimo mondo del calcio. Se per esempio le grandi aziende italiane riuscissero a trattare con il fisco rateazioni ventennali come quelle della Lazio, per dirne una, l'Irpef non sarebbe più un problema. Incassi oggi e paghi le tasse, a rate, tra vent'anni: è stupefacente che il ministro dell'economia o magari il creativo mister Tremonti non ci abbiano ancora pensato. In compenso, se Parmalat e Cirio, invece di farsi i bilanci coi trasferelli avessero applicato la geniale politica delle plusvalenze che le quadre di calcio hanno seguito, forse non sarebbero finite come sono finite. Gioco semplice: ti vendo un brocco al prezzo di un campione, tu mi vendi un altro brocco al prezzo di un campione, non cambia niente ma si può scrivere almeno un segno più nel bilancio, una cosa piuttosto astuta che è un'altra innovazione del cristallino e onestissimo mondo del pallone. Anche il razzismo negli stadi, piaga vergognosa delle curve, risulta migliore del razzismo del paese.

Infatti, un ultrà può insultare senza alcun ritegno un giocatore di colore della squadra avversaria, ma poi si spella le mani e gode quando segna un giocatore di colore della squadra sua. Razzismo variabile e asimmetrico, insomma, cioè contraddizioni in seno ai deficienti. Ma vediamo il lato buono della faccenda: il meticciato che tanto spaventa il presidente del Senato, quel Pera, nel calcio sembra funzionare. Provare per credere una simulazione in due punti. Uno: eliminare il meticciato. Due: leggere la formazione dell'Inter senza il meticciato. Vedete anche voi che si rischia di difendere l'identità europea giocando soltanto con il portiere. In ogni caso, è con grande giubilo che oggi, dalle 15 fino a notte fonda ci spiaggeremo sul divano a mangiarci con gli occhi questo immenso spettacolo di un campionato finalmente pulito, etico, morale e degno di ammirazione. Un grande esempio per il paese, una grande oasi di onestà e trasparenza presieduta - come tutto il resto in Italia - da un dipendente di Silvio Berlusconi.

Inviata da Peo il 31/08/2005